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al testo di Marina Pacifici
De profundis clamo ad Te
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De profundis clamo ad Te.
Portami in salvo sulla riva al termine della tempesta, mio re.
Soccorrimi alla deriva.
Mi perdo foglia d’autunno dimenticata in un viale silente al crepuscolo.
Ora che della burrasca dell’esistere mi lambisce il frangersi dei ricordi in lacerante frastuono.
Vago senza meta nell’oblio di me stessa.
Mi è compagno malinconico in sguardo di cobalto il lago.
Ovunque Tu vada ricorderai la mia voce, dell’effimera nostra felicità il canto, la melodia, il suono?
Ovunque Tu migri mia rondine, verso quale remoto orizzonte
invoco il tuo abbraccio, l’autunno del tuo amore, la primavera del tuo perdono.
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